Le origini della colomba pasquale si perdono nel mito, tra leggende e verità, miracoli e grandi intuizioni imprenditoriali
Se è buono il panettone, perché non deve esserlo anche la colomba? Fu questa l’idea che ispirò un manager milanese di una celebre azienda specializzata nella produzione del dolce tipico natalizio. Del resto, con lo stesso impasto si poteva realizzare un prodotto simile e destinato alle celebrazioni della Pasqua.
Al Panificio Salomoni di Monghidoro non la pensano proprio così e Mattia come custode dell’arte bianca, pur tenendo per sé i segreti del mestiere, sa bene che realizzare una colomba non significa imitare un panettone. Anche perché la tradizione vuole rispetto e spesso le tipicità racchiudono la cultura di un popolo e sono rese ancora più gustose da miti e leggende.
Una colomba pasquale non è solo un impasto di farina, burro, uova e zucchero, buccia d’arancia e una ricca glassatura di zucchero impreziosita da mandorle incastonate come ad adornare una corona.
Quando tra le montagne bolognesi Mattia si chiude nel laboratorio di Monghidoro, nel silenzio dell’alba ripensa alle leggende che vedono re e regine, santi e guerrieri protagonisti di aneddoti ricordati da favole e antiche citazioni. Pare infatti che la prima colomba sia comparsa addirittura nel VI secolo, durante l’assedio di Pavia da parte del re Alboino, ammansito proprio dal dolce che gli fu offerto per placare la sua sete di conquista. Altre fonti chiamano in causa la famosa regina Teodolinda, testimone di un miracolo compiuto dal santo abate irlandese San Colombano. Quest’ultimo, accolto con tutti gli onori dai regnanti longobardi, si astenne dalle ghiotte pietanze che gli furono offerte, troppo condite e che mal si addicevano a un monaco penitente nel periodo quaresimale. Il rifiuto non fu gradito alle teste coronate e a quel tempo un’offesa poteva costare cara, anche la vita stessa. Per sanare l’incidente diplomatico il monaco benedisse le tavole e le pietanze si trasformarono in candide colombe. Lo stupore fu tale che la regina in segno di adorazione donò al religioso il territorio di Bobbio dove sorse l’Abbazia di San Colombano e da quel tempo l’abate è sempre raffigurato con una colomba bianca posata su una spalla.
Beh, il miracolo si ripete spesso anche a Monghidoro dove non sono in pochi ad alzare un braccio per richiamare l’attenzione di Mattia e veder levarsi in volo dal banco del Panificio Salomoni una colomba da portare a casa durante il periodo pasquale. Che poi sia un miracolo o una magia, non è dato a sapersi, ma la certezza della bontà delle colombe pasquali del Panificio Salomoni di Monghidoro non è in discussione. Sono in tanti a conoscerla e a prenotarla per celebrare la Pasqua con gusto. Mattia non svela come riesca a produrle così buone, per cui non si sa se siano le storie e miti a conferire al fornaio un tocco magico o l’esperienza acquisita nel tempo. Vero è che la colomba pasquale del Panificio Salomoni a Monghidoro e non solo tra le montagne bolognesi è diventata leggenda. Per fortuna, gli scettici possono ordinarla e provarla perché Mattia non teme giudizi e confronti. L’unico incidente diplomatico potrebbe essere quello di restare senza, visto che le colombe di Mattia prendono il volo in fretta nonostante la vasta produzione rigorosamente artigianale.