Il ragù del Panificio Salomoni è il condimento supremo che da Monghidoro allieta le tavole dei golosi dei comuni adiacenti, perché sull’Appennino Tosco-Emiliano con queste delizie non si scherza
Non esiste un Bolognese doc che non si commuova al nominare quello che considera l’elisir della propria terra d’origine: il ragù. In qualsiasi parte del mondo chi è nato nel capoluogo emiliano o nella sua provincia, al nominare queste poche lettere sente sciogliersi il cuore, ripensando alle tagliatelle fumanti, alle lasagne croccanti, alla scarpetta col buon pane casereccio o per i più golosi, la ciotola con cucchiaio e fetta di pane casereccio… Alla mente balzano subito immagini lontane, di una nonna che tira la sfoglia sul tagliere di legno e il mattarello, o una mamma che sforna il pranzo della domenica, come nelle più tipiche tradizioni di Bologna e del comprensorio bolognese.
In un mercato globale e offerte di ogni tipo, trovare chi ancora sa regalare simili emozioni è raro e chi ha questa fortuna, se la tiene ben cara. Beh, come venga realizzato il ragù del Panificio Salomoni di Monghidoro non è dato a sapersi, perché è ancora la nonna di Mattia che lascia pippiare il tegame per ore e nel lento sobbollire ingolosire gli abitanti di Monghidoro, ma anche della valle intera. Lo sanno bene gli abitanti di Loiano, Monzuno, Monterenzio, Pianoro, San Benedetto Val di Sambro che con il servizio di domiciliazione hanno una simile delizia consegnata comodamente sulla porta di casa. Che poi, se per estrema pigrizia o per mancanza di tempo e abilità, non avessero da tirare la sfoglia gialla e porosa come vuole l’usanza, al Panificio Salomoni la pasta fresca di certo non manca mai.
Quel che non è chiaro è perché sia così buono, ma il sospetto è che oltre a ingredienti di qualità, il ragù made in Panificio Salomoni sia ancora fatto nel rispetto dei tempi e delle giuste cotture, macinato a dovere con carni del territorio, per lasciare un promemoria di Monghidoro a tutte le famiglie montanare e perché no, anche quelle più a valle.
Certo è che sulla Statale della Futa o sul Passo della Raticosa è un gran via vai di motociclisti che a suon di curve e tornanti non disdegnano una sosta, ma che il rifornimento non sia per il mezzo bensì per il pilota. Che anche di ciclisti se ne vedono parecchi che a salire sono belli asciutti, ma che in discesa con pienotto, a usare come zavorra un bel pacco di pasta all’uovo e il suo ragù bolognese. Per non parlare poi di escursionisti, amanti del trekking, della mountain bike, del trail running o del jogging che farà anche figo usar l’inglese, ma a tavola mangian poi tutti bolognese.
Se in Svizzera con lo jodel cantano per la cioccolata, sull’appennino bolognese è un gran silenzio di valle in valle, perché all’ora di pranzo a risuonare son solo le posate al lavoro, il lento e metodico cucchiaio, la veloce e atletica forchetta, il serioso e decisivo coltello… Che sia la ciotola colma da scarpettare, la ghiotta tagliatella da arrotolare o la goduriosa lasagna da tagliare, tutti son intenti a far l’inchino davanti al re dei condimenti, Sua Maestà il Ragù Bolognese.