Il piacere di due chiacchiere

Panificio Salomoni - Sfrappole

A Carnevale, ovunque siate, troverete una variante delle sfrappole, ma solo al Panificio Salomoni di Monghidoro ne gusterete di indimenticabili

A Carnevale ogni dolce vale, ma uno in particolare è diventato nel tempo un simbolo stesso di questa festa, al pari dei coriandoli e delle stelle filanti. Si tratta delle sfrappole che in ogni parte d’Italia assumono un nome e spesso anche una forma diversa.
Queste strisce di pasta dolce ricoperte da una bella spolverata di zucchero a velo mettono allegria solo a nominarle, ma il problema è come, perché in base a dove vi troviate, le sentirete nominare come chiacchiere, frappe, bugie o frittole.
Beh, al Panificio Salomoni di Monghidoro il nome è uno solo, le Sfrappole e da anni ormai lo stupore all’assaggio è pari a quello che si ha davanti a un carro allegorico o a una maschera che toglie il fiato. Il perché è facile da spiegare, dato che la passione di Mattia prende forma in una frittella leggera e friabile che è un vero capolavoro di ingegneria, capace di sfidare le leggi della fisica. Già, perché così sottile, resta intatta come per magia, ma talmente leggera da sciogliersi in bocca. Un dettaglio non da poco, se si considera che in questo modo la pasta, seppur fritta, non si impregna di olio e quindi rimane molto più light. Non solo, perché anche lo zucchero a velo viene fatto cadere in abbondanza, ma la perfetta asciugatura lo lascia volatile, così da non appesantirle, sia nelle calorie che sulla bilancia. Il risultato è che anche in un cabaret possono trovare posto tante sfrappole e il piacere si moltiplica, senza il pensiero dei chili di troppo e i sensi di colpa del goloso che sono poi un po’ come le lacrime del coccodrillo. Il tutto però solo con le Sfrappole del Panificio Salomoni, le cui delizie carnevalesche non si fermano solo a Monghidoro, ma arrivano anche nei comuni di Loiano, Monzuno, Monterenzio, Pianoro, San Benedetto Val di Sambro coperti dal servizio a domicilio.
Come il pifferaio magico, Mattia con il suo furgone passa nei paesi e subito la gente sente l’acquolina in bocca, perché sa che all’aprirsi del portellone ne uscirà un profumo inebriante, fatto di pane fresco e pizza fumante, pasta fresca e biscotti, tipicità montanare e la grande tradizione gastronomica bolognese.
Da sempre le sfrappole fanno sorridere, forse perché fin dai tempi di Roma antica, esistevano i frictilia, un dolce fritto nello strutto in occasione dei Saturnali da cui pare derivi proprio il Carnevale. Ancora si dibatte sul nome di questa festa, perché l’offerta di dolci era anche un momento godereccio prima della Quaresima, periodo in cui si rinunciava ai piaceri.
C’è chi invece le sfrappole le chiama chiacchiere, secondo la leggenda che vuole la regina Margherita di Savoia alquanto loquace. Donna di gran mondo, intratteneva nei salotti reali gli ospiti con conversazioni, spettacoli, letture e in occasione di una merenda incaricò il cuoco di corte di realizzare qualcosa di ghiotto per stupire i presenti. Nacque così questo dolce che il cuoco, per l’occasione pasticcere, battezzò come Chiacchiere in onore della Regina.
In ogni parte d’Italia ne esiste una versione, sia nel nome che negli ingredienti, spaziando dal miele al cacao, dalla confettura al cioccolato, ma a Monghidoro, al Panificio Salomoni, non si scende a patti con la tradizione e le sfrappole restano tali nel nome e nella ricetta, ovviamente segretissima. Unico difetto è che sono così buone che finiscono subito, per cui meglio non aspettare troppo a prenderle perché si sa, a Carnevale ogni scherzo vale, ma qualcuno, rimasto senza, potrebbe anche rimanerci male.

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